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Sconnesso su LinkedIn

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Sentirsi isolati nella mecca del networking Fra il lento declino di X-fu-Twitter (che se grossomodo risolve i suoi guai da una parte se ne ritrova di nuovi da un'altra) e la stagnanza di molti altri social (con l'eccezione forse del giovane Bluesky) mi sono ritrovato a dare l'ennesima chance a LinkedIn - vuoi perché in questi tempi di lavoro non sempre esaltante è bene tenersi aperte tutte le porte, vuoi anche per la curiosità di riesplorare un ambiente che di recente avevo trascurato. Sul momento le cose sono andate meglio del previsto: non solo il mio recente saggio sul movimento anti-lavoro è stato accolto certo interesse, ma ho notato un netto indietreggiare di elementi di disturbo quali post melensi dalla retorica ingannevole del se vuoi puoi , comizi politici improvvisati e attività di profili animati da fini poco limpidi . Tutto bene, quindi - almeno per un po'. Perché dopo un certo una nota stonata, una curiosa sensazione l'ho avvertita. È quel certo ot

Ancora non vediamo

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La Terza Guerra Mondiale è forse già in corso, ma... In questi giorni mi è tornata in mente l'originale teoria di George Berkeley (1685-1753) filosofo e vescovo irlandese attivo nel XVIII secolo: secondo l'ecclesiastico, esse est percipi , le cose esistono non in sé, bensì solo nella misura in cui noi (e, in suprema istanza Dio) le percepiamo. La posizione di Berkeley dev'essere suonata alquanto controintuitiva a parecchi dei suoi contemporanei, e di sicuro pare bizzarra anche a molti di noi, nonostante una certa qual assonanza con i moderni concetti della Psicologia e della Fisica. In questi giorni, però, sembra applicarsi bene a quanto stiamo vedendo. Come di sicuro già tanti di coloro che stanno leggendo, trovo sempre più convincenti le parole di chi denuncia una Terza Guerra Mondiale ormai in corso da tempo; eppure la reazione generale, dai politici in giù, è a dir poco apatica. Forse nell'orizzonte di tanti la minaccia non esiste, perché in effetti non la percepi

Lavoratori e sabotatori

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Se lasciarsi il lavoro alle spalle non basta Sempre più persone sembrano insoddisfatte del proprio lavoro, se non  del concetto di impiego in generale , e questo è ormai evidente per tutti o quasi. Ma mentre aziende e media osservano con preoccupazione chi "diserta",  la vera minaccia potrebbe in realtà risiedere altrove - fra chi resta... per far danno. Un'idea da romanzo? Non proprio, almeno secondo un recente rapporto rapporto Gallup , secondo il quale il 16% dei lavoratori europei e ben il 25% di quelli italiani si identifica come actively disengaged , ovvero "attivamente disimpegnato": non semplicemente disinteressati a contribuire, ma intenzionati a mettere persino i bastoni fra le ruote ai colleghi magari più entusiasti e in generale a sabotare il proprio posto di lavoro. Sono percentuali tutt'altro che irrisorie, che fanno riflettere: ogni giorno, migliaia se non milioni di dipendenti rallentano, ostacolano o bloccano le attività delle aziende per cu

Di cuccioli, notizie false e verità indigeste

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Come reagire a una notizia falsa? Mentre un'altra estate ci saluta con un'improvvisa frescura, la campagna elettorale statunitense 2024 continua invece caldissima e senza esclusione di colpi - colpi che però sempre di più rischiano di rivelarsi fatali, e non solo per i contendenti. L'ultimo allarmante capitolo della saga ci porta infatti a Springfield, Ohio, dove da qualche tempo circola una voce rilanciata alcuni giorni dal candidato repubblicano alla vicepresidenza JD Vance : gatti e altri animali domestici sarebbero stati rapiti e uccisi a scopo culinario da membri della comunità haitiana sul posto. Una voce rivelatasi del tutto infondata (e in seguito semisconfessata dallo stesso Vance), ma presa intanto per vera da molti, incluso il suo aspirante "principale" Donald Trump , che l'ha fatta propria nel corso del dibattito con la vicepresidente in carica  Kamala Harris , sua rivale nella corsa alla Casa Bianca: un endorsement che unito al potere dei social

La legge non fermerà l'informazione "alternativa"

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Brasile contro X, Francia contro Telegram: due facce di una battaglia (persa) Dell'estate 2024 resterà molto da ricordare: la tragedia delle guerre, i trionfi Olimpici e Paralimpici, casi di cronaca atroci e intrecci politico-sentimentali degni di una soap... ...e le battaglie parallele di due Paesi contro altrettante piattaforme digitali. Ad aprire le danze è stata la Francia, dove il 24 agosto è stato arrestato  (e poi brevemente trattenuto)  Pavel Durov , fondatore e CEO di Telegram: molte e gravi le accuse a suo carico, tra cui in generale quella di non collaborazione con le autorità giudiziarie locali nell'ambito di svariati illeciti commessi tramite la nota app di messaggistica, ben nota fra l'altro per ospitare non pochi gruppi e canali dedicati a idee e movimenti "anti-sistema". Fra le tante voci a difesa dell'imprenditore russo non è mancata quella di E lon Musk , il quale ha parlato di un attacco alla libertà di espressione, ricordando intanto le di

Le ideologie del crepuscolo: NEET (per scelta)

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Incrociare le braccia contro un mercato iniquo e un futuro incerto C'erano una volta i NEET Nel 1999, il report Bridging the Gap (grossomodo, "colmare il divario") della Social Exclusion Unit del governo britannico dà veste ufficiale all'espressione "not in education, employment and training", ovvero "non (coinvolti) né nel sistema d'istruzione, né in un impiego, né in un percorso di formazione", usata per descrivere la situazione di marginalità e disagio socio-economico di tanti giovani svantaggiati. Da allora la locuzione, compattata nel più agevole acronimo NEET e trasformatasi in sostantivo, si è diffusa un po' in tutto il Mondo, incapsulando in modo assai efficace la condizione di "immobilità" di milioni di ragazzi dovuta a un mercato del lavoro sempre più automatizzato, globalizzato ed esigente, dove il sogno di un rapido approdo al posto fisso conseguito senza troppi drammi da genitori e nonni è sempre più lontano e persin

Con i meme (forse) si vince, ma...

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I meme rompono il ghiaccio, ma impoveriscono il dibattito Con il proseguire dell' accidentata campagna elettorale statunitense sono tornati in gran spolvero anche loro, i meme. Schegge di contenuti divertenti (o ritenuti tali) si stanno riversando sui social e non solo, incapsulando presunti pregi e discutibili difetti dei candidati, cercando in qualche modo di incapsularne l'essenza e il messaggio visti da seguaci e oppositori. Ecco allora la candidata democratica in pectore Kamala Harris diventare " brat ", o un commento dell'aspirante vicepresidente repubblicano J. D. Vance sulle donne senza figli "gattare" infelici scatenare una valanga di risposte ironiche. Ora, considerata la posta in gioco e la comprensibile ansietà, alleggerire la tensione con un pizzico di humor dissacrante è non solo naturale, ma legittimo. Inoltre, nell'era di TikTok e degli span di attenzione in picchiata l'uso dei meme è vitale: in fondo si tratta di attirare l&#